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La Soffitta

Racconti

Il Fascino della Soffitta

Non permisi mai a nessuno di dividere con me i misteri e il fascino di quella soffitta.

Ma quel laboratorio aveva per me un'attrazione particolare che mi attanagliava e mi invitava ancora a rivisitarla,per poi fuggire di nuovo, con le paure di sempre.
Era parte dei miei sogni e delle mie paure e come tale è rimasta a lungo dentro di me.
Non ho mai conosciuto mio nonno, ma quando da bambino mi avventuravo tutto solo in quella cantina, mi sembrava di vederlo, cosi come in una vecchia fotografia in divisa di bersagliere, con i suoi candidi baffoni .Quella foto appesa nel suo laboratorio fotografico.
Un senso di paura, quasi l'angoscia di appartenere anch'io al regno di chi non c'era più.
Allora, scappavo con il cuore che mi batteva forte,forte , per ritornare nel bosco a respirare la vita.
Un'altra fonte d'inesauribile curiosità era quello sgabuzzino dove teneva le sue apparecchiature fotografiche. Vi si accedeva da una stretta scala a chiocciola dai ripidi gradini di legno.
In quel solaio, della casa rossa tanti ricordi cimeli di guerra capelli,stivali, scarponi e divise. In quel solaio tante le cose che mi facevano sentire la sua presenza.
Alcuni preparati di lampade a magnesio,quella macchina da posa con lastre presa dall'umido, una vecchia doppietta arrugginita le sue bisacce ferme li dal suo ultimo uso. Nessuno più saliva in quel solaio forse anche gli altri provavano la stessa sensazione, tutto era come lui l'aveva lasciato.
Un mondo di fantasmi che rivivevano nella mia giovanile immaginazione e che mi parlavano di un nonno che tanto avrei voluto conoscere sarebbe stato diverso nei miei ricordi. In quelle foto accantonate nella vecchia panca tempi antichi, di vite vissute, gioie e misteri tanto lontani dal mio tempo. Un altro fantasma, dunque, che mi teneva compagnia e mi osservava curioso e bonario nel corso delle mie solitarie esplorazioni in quella casa rossa di Sipala.
La casa d'epoca molto antica, la sua struttura composita racconta la lunga storia delle fatiche delle antiche genti di quei luoghi.Il vigneto gli scoscesi appezzamenti di terreno strappati ai boschi di sughera che per un tempo immemorabile avevano ricoperto quelle colline. Un ingiallito diario, trovato quasi per caso tra fotografie sbiadite di sconosciuti parenti,dove erano riportate le memorie di mio nonno come a voler lasciare ai posteri i giorni vissuti di quei tempi lontani.
Chi scrive ha sempre a che fare con la memoria.
La memoria è come un albero sui cui rami si posano gli uccelli.
L'albero è la mente e gli uccelli sono i ricordi che vanno e vengono all'albero quando meno ce l'aspettiamo, senza preavviso.



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