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Passeggiando per la Città

Citazioni Riflessioni

Esperienza personale inerente alla realizzazione del documentario

Fin da piccola ho sempre avuto un particolare interesse per il mondo della televisione, per il cinema, nonché per tutte le forme di spettacolo in genere, sebbene, a prima vista possono sembrarci dei semplici mezzi di evasione e di sogno ad occhi aperti, di fantasie a ruota libera, ma che in realtà hanno valenze emotive ed implicazioni sociali ben più estese e complesse, ripercussioni più marcate che superano il "cerchio di gesso" dell'interiorità , per allargarsi in cerchi concentrici via via più ampi, verso il corpo sociale, come un sasso gettato in uno stagno. Essi sono infatti mezzi attraverso i quali si esprimono idee sentimenti, ragionamenti, e sono anche mezzi attraverso i quali si comunicano informazioni, si trasmettono modi di vedere e di pensare; e non si rivolgono allo spirito e ai sensi degli spettatori, ma a tutta la loro esistenza, alla loro e alla nostra. Ma, proprio, quest' anno ho avuto modo di partecipare alla realizzazione di un Documentario su Passeggiando per la città, (di cui lo stesso porta il titolo), e vedere, quindi più da vicino come si lavora dietro le quinte, con le telecamere , sotto i riflettori, e a contatto con la gente. Tutto questo è stato possibile grazie al nostro insegnante il quale in realtà è un illustre reporter già affermato, e che per noi è stato più di un semplice insegnante, bensì un grande amico non limitandosi, da parte nostra, alla semplice acquisizione di nozioni teoriche che ci potessero rendere l'idea della grandezza creativa e comunicativa di questo settore, dando la possibilità alle persone più interessate di scendere a lavorare su "campo di battaglia" partecipando così alla realizzazione del suddetto documentario, del quale egli stesso è il regista. Inizialmente ad ognuno di noi è stato assegnato un compito ben preciso, anche se alla fine visto il gran lavoro da svolgere, c'è stata una certa complementarità di ruoli da parte di ognuno di noi, ed una fitta collaborazione, cercando di far ruotare i compiti assegnati in modo che tutti potessimo essere partecipi e vivere pienamente della stessa esperienza lavorativa. Il lavoro più duro da svolgere è stato dal punto di vista tecnico, trasportare, montare e smontare continuamente treppiedi, riflettori, telecamere e attrezzature varie, è stata davvero una faticata, ma fortunatamente visto che eravamo in tanti i pesi venivano distribuiti equamente ad ognuno di noi. Penso che la realizzazione di questo documentario, sia stato molto utile, in quanto, innanzitutto ci ha permesso di fare un viaggio nel mondo della musica e grazie all'unione delle conoscenze di ognuno di noi inerenti a gruppi cantanti e amici vari inseriti in questo settore, è stato possibile intervistare diversi gruppi musicali, famosi e non, far conoscere alla gente il talento di molti gruppi non abbastanza conosciuti che suonano nell'anonimato, e sottolineare attraverso diverse interviste fatte anche alla gente comune qual è il problema di fondo che impedisce ai ragazzi catanesi di affermarsi qua in Sicilia ed ottenere successo, senza dover tentare gli ormai famosi "viaggi della speranza" verso il Nord, nel tentativo di farsi conoscere e riuscire ad avere un po’ di successo dimostrando il proprio talento. Inoltre la collaborazione di ognuno di noi ci ha permesso di conoscerci meglio, ed essere più affiatati, facendo nascere tra di noi un buon rapporto d'amicizia. Partecipare alla realizzazione di questo documentario, per me è stata una bella esperienza; e mi ha permesso di imparare un sacco di cose; dall'importanza della luce durante un filmato, ai giochi di luce che si possono creare ponendo con le basi di polistirolo o altro materiale di fronte il riflettore, a come si fa un time-code, a come si fa un'intervista riuscendo a mettere a proprio agio le persone che stai intervistando… Ma soprattutto ho imparato a famigliarizzare con la telecamera, provando una forte emozione quando: per la prima volta, sono stata ripresa da una telecamera professionale sotto riflettori enormi; in quel momento, ho subito pensato: che forse sarebbe stato più facile stare dietro di essa, anziché sotto il riflettore con la telecamera puntata addosso, anche se in quel momento ti senti al centro dell'attenzione e riesci a comunicare e trasmettere la tua emotività a chi sta dall'altra parte dello schermo. Davvero molto bello ed emozionante!Per togliermi il dubbio ho anche provato parecchie volte a riprendere con la telecamera, e devo dire, che si, forse ti toglie l'imbarazzo , però necessita di una gran bravura e precisione, sia per quanto riguarda la luce, sia per quanto riguarda l'inquadratura, e sinceramente è anche questo un lavoro molto particolare ed emozionante, anche se ti da sensazioni diverse dal precedente. Il nostro insegnante ci ha permesso di gestire il tutto il più liberamente possibile, però questo ha creato troppa confusione, perché per molti versi non ha fatto altro che creare una sorta di corsa verso il protagonismo e qualcuno in particolar modo non ha fatto altro che imporsi continuamente al di sopra di tutti gli altri o magari se aveva un compito preciso da svolgere si annoiava e non voleva farlo (perché aveva di meglio da fare, visto la totale disponibilità dei mezzi di comunicazione messi a nostra disposizione), scaricandolo al primo volontario che accettava di prendere il suo posto, ma stranamente era subito pronto a togliere il compito a qualcun altro, talvolta anche con molta insistenza, se la cosa era di suo interesse e piacimento. Questo puntuale e ripetitivo comportamento, purtroppo, ha portato alcune persone a tenersi più in disparte e di conseguenza a sentirsi inutili, in quanto non c'è stato modo di poter dimostrare le loro potenzialità pur possedendo molto talento. Ma nonostante tutto, è stata una bella esperienza, una settimana molto intensa e piena di lavoro. Spero un giorno di poter partecipare attivamente in prima persona alla realizzazione di un altro lavoro di questo tipo; lavorando stavolta sotto i riflettori, acquistando più fiducia in me stessa e cercando di essere meno autocritica nei miei confronti; ma soprattutto in compagnia di ottimi collaboratori che credano in me e nelle mie capacità e che mi permettano di tirar fuori tutta la mia creatività ed unirla alla loro, creando un buon feeling e un ottimo gioco di squadra, al fine di una buona realizzazione professionale mia e loro. al mio caro reporter.Vorrei tanto avere la possibilità di stare al suo fianco grazie di cuore ,ciò che ho appreso dalla sua professionalità,ne farò tesoro. Un caro abbraccio

Eleonora


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